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Messaggio di Pasqua 2020 del Vescovo Mons. Rosario Gisana. “La rigenerazione dell’Uomo nuovo”

Messaggio di Pasqua 2020 del Vescovo Mons. Rosario Gisana. “La rigenerazione dell’Uomo nuovo”

Questa pasqua, segnata da un evento singolare e drammatico, possa rifondare in ciascuno un proposito accetto a Dio, che richiede – non sarebbe pasqua – un passaggio deciso ed energico, finalizzato ad un cambiamento radicale: il desiderio di restare, più a lungo possibile, nella condizione dell’uomo nuovo”. Sono le parole del Vescovo di Piazza Armerina mons. Rosario Gisana che nel suo messaggio di Pasqua sostiene come “è nostro impegno lasciare alle spalle quella realtà obsoleta a cui, purtroppo, siamo troppo attaccati e della quale reputiamo di non poter fare a meno. L’uomo vecchio dispone ad uno stato relazionale, fallace, ingannevole e illusorio. Dovremmo persuaderci che, dal momento in cui abbiamo incontrato Gesù di Nazareth e accolto il suo vangelo, si è avviato in noi un terapeutico risveglio che tende a destare la nostra consapevolezza di creature, amate da Dio: un risveglio importante che ha pure finalità missionarie”, perché “coloro che hanno conosciuto questa realtà nuova, attraverso Cristo, hanno il compito della testimonianza, annunciando con gesti equivalenti quello che di fatto è la natura umana”.

 

Nel messaggio, dal titolo “La rigenerazione dell’uomo nuovo”, Gisana spiega che “l’uomo vecchio è una realtà che, a causa del peccato, ci appartiene, ma, in forza dell’amore di Dio, rimarrebbe in noi come una vecchia ferita rimarginata, la quale ci consente di rammentare quello che eravamo e di fissare quello che siamo, accettando il passaggio della pasqua”. Dunque l’invito a “spogliarsi dell’uomo vecchio, rigettando le azioni tormentose del nostro peccato” per “scorgere nella bellezza della croce il dono più grande che è stato fatto all’umanità dopo la creazione: la scoperta di quello che essa era con Dio e della possibilità di perpetuarne la nuova condizione”.

“L’uomo nuovo – insiste il Vescovo – non è una meta da perseguire, ma una realtà presente nella nostra umanità decaduta”, “un impegno che siamo chiamati ad assumere, sapendo che ogni tentativo è un piccolo passo avanti nella definitiva costituzione della nostra creaturalità. È chiaro che la crescita dell’uomo nuovo in noi non si può commisurare con il metro del nostro merito personale”.

“La nostra condizione di cristiani è quella dell’uomo nuovo, della creatura visitata dall’amore di Dio, di colui che ha accettato di compiere il passaggio del mar rosso, sfidando nella fede le molteplici incongruenze che dispongono al fallimento oppure al paradosso. Il potenziale d’amore di Dio si riversa nella nostra vita, stimolando in noi l’edificazione di un altro spazio paradossale, altrettanto desiderato e voluto dal piano redentivo di Dio: l’amore vicendevole, quello che tra di noi diventa amore fraterno, superando invidie, gelosie e soprattutto fermando gli stimoli diabolici della chiacchera, del giudizio e della calunnia”.

Nel testo Mons. Gisana dedica inizialmente un’ampia parentesi all’attenzione per i poveri, spiegando come “quello che più attrae, ma al contempo inquieta è il modo con cui Dio ha deciso di rivelare il suo amore”. “Il memoriale della pasqua – scrive – si fonda su questa tipologia d’amore misericordioso, secondo cui la presenza di Dio si cela e si rivela a partire dai poveri. Non potremo scorgere la sua presenza, se non a partire da alcune coordinate che egli, mediante Gesù di Nazareth, ha lasciato fisse nella nostra ricerca di lui: l’attenzione ai poveri, quale scelta preferenziale di vita cristiana, e l’inquietudine di porre Dio al centro della nostra esistenza”.

Il presule sottolinea come “rimane aperta una questione: la generosità verso i poveri, se non è sollecitata da una scelta personale di vita sobria, rischia di lasciare sospeso il passaggio della redenzione. Si può essere solidali verso gli altri in modo formale, ovvero nell’accogliere il bisogno altrui, stimolati soltanto da un evento straordinario. Quanto facciamo per i poveri scaturisce da una ristrutturazione della nostra vita, che mira all’essenziale e che fa della relazione il punto nevralgico del cambiamento”.

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