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La sanità che funziona: il Servizio di Trasporto Materno Assistito

La sanità che funziona: il Servizio di Trasporto Materno Assistito

In seguito al ringraziamento della signora Anna Maria Graffeo (che pubblichiamo sotto) , il dott. Giovanni Falzone, direttore  UOC Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Umberto I di Enna, rilascia la seguente dichiarazione: “La lettera della signora Graffeo ci gratifica  perché  ripaga l’impegno costante  e la dedizione quotidiana verso l’utenza di tutto il personale dell’UOC e dell’Ospedale Umberto I di Enna. Non solo. Ma soprattutto ci inorgoglisce perché è la testimonianza spontanea di una  buona sanità, di una  sanità che funziona, di una  sanità che rispetta le linee Guida e che attua correttamente i giusti percorsi quale quello previsto nel 2015,dopo lo sfortunato caso della piccola Nicole, dalla Regione Sicilia e riguardante l’attivazione del Servizio di Trasporto Materno Assistito (STAM) e del Servizio di Trasporto dell’Emergenza Neonatale (STEN). In quel decreto il Punto Nascita di Enna fu  identificato come Centro di riferimento (centro HUB) per la Sicilia centrale e a cui fanno capo le province di Agrigento, Caltanissetta e la stessa Enna.

Il caso clinico della signora Graffeo  è la dimostrazione concreta della giusta gestione ed integrazione tra le diverse Unità operative coinvolte, in primis  quella di Sciacca che posta la diagnosi di ”Minaccia di parto prematuro alla 29^ settimana e metrorragia da  Placenta previa” ha deciso di trasferire immediatamente la paziente presso il nostro Ospedale  con l’elicottero del 118  e dove poi è stata operata alla 33 settimana.

Questo caso si aggiunge agli altri che solo nelle ultime settimane hanno visto attivare lo STAM da parte di altre  unità operative quali quelle di Gela , Caltanissetta  e ancora di Sciacca e tutti sono state  gestiti in modo soddisfacente presso il nostro ospedale grazie al lavoro integrato delle varie unità operative coinvolte. In particolare è prezioso ed indispensabile il supporto e la grande professionalità dei colleghi della Neonatologia che in modo egregio curano ed assistono i neonati, il più delle volte gravemente prematuri e che necessitano di lunghe cure.”

 

Mi chiamo Anna Maria Graffeo e sono una ragazza di Sciacca, e vorrei raccontarvi la mia storia.

A Ottobre del 2018 scopro di essere in attesa del mio secondo figlio, la gravidanza procede nei migliori dei modi fino a quando con il passare dei mesi, e dopo svariati controlli, mi viene riscontrata la placenta previa, una condizione a me sconosciuta prima di adesso, vengo subito messa a conoscenza da parte del mio ginecologo dei vari rischi a cui potevo andare incontro. Infatti, più passavano le settimane più aumentava la paura che qualcosa possa accadere, fino alla notte del 25 Aprile 2019, quando quel qualcosa si stava verificando, una emorragia non controllabile, da lì la corsa al Pronto Soccorso di Sciacca dove il medico di turno, dopo aver effettuato i controlli, si vede costretto, data la situazione, a disporre il trasferimento d’urgenza in un centro in grado di gestire meglio la mia situazione e provvisto di UTIN (Unità di Terapia Intensiva Neonatale), mi viene comunicato che sarei stata trasferita in elisoccorso all’Ospedale Umberto I di Enna. Da lì in poi è stato come entrare in un frullatore, prelievi, controlli ecografici, monitoraggi fetali anche durante il viaggio in elisoccorso.

Arrivo all’Ospedale Umberto I di Enna, a notte inoltrata tra paura e confusione, vengo immediatamente portata nel reparto di Ginecologia e Ostetricia dove la dottoressa di turno da subito cerca di rassicurarmi e con estrema professionalità controllava la situazione sia mia che del mio bambino. In questa fase del ricovero mi venne chiesto  di quante settimane fossi, ed alla mia risposta di 29 settimane +1, vedo il suo sguardo e quello dei suoi collaboratori gelare, mi vengono fatti una serie di flebo per cercare di fermare l’emorragia; la dottoressa mi comunicava che, se l’emorragia si fosse fermata allora avremmo temporeggiato per il bene del bambino, altrimenti sarebbe stata costretta ad intervenire con un cesareo d’urgenza. Vengo trasportata in camera in attesa di capire come fosse andata, e per fortuna quella lunga notte si concluse con l’arresto dell’emorragia.

Il giorno successivo, ancora piena di paura per quello che era accaduto e che poteva accadermi da un momento all’altro, vedo entrare nella mia stanza un signore molto distinto dal camice verde che da subito mi ha rincuorata dicendomi che avrebbe fatto un’ulteriore visita per meglio capire la situazione evidenziando il fatto che ogni giorno in più sarebbe stato ottimale per lo sviluppo del bambino, quel signore dal camice verde di cui non sapevo il nome era il Dott. Giovanni Falzone, primario del reparto, un professionista ma anche una persona che senza farmelo capire aveva preso a cuore la mia situazione.

Tante le ecografie fatte con tutti i medici del reparto, tutte persone ma soprattutto professionisti veri e sempre disponibili; tutti continuavano sempre a dirmi e spiegarmi che era tutto fatto per cercare di fare crescere più possibile il bambino per evitare rischi, da lì giorni su giorni e paure che si susseguivano continuamente, fino alla sera del 20 Maggio quando ho sentito il ripresentarsi un’ulteriore emorragia che sembrava ancora più importante della prima. Suono immediatamente il campanello e, nel momento in cui comunico cosa mi stava accadendo, vedo tutti i medici di turno arrivare nella mia stanza, verificando la gravità della situazione con l’ecografo viene allertato il Primario, Dott. Falzone, che poco dopo arrivato in stanza, mi comunicava che vista la situazione ad alto rischio, non c’era più tempo e bisognava procedere con un cesareo d’urgenza, illustrandomi una situazione in cui potevo subire l’asportazione dell’utero e la riduzione della vescica perché la placenta oltre ad essere posizionata sul collo dell’utero era molto aderente all’utero, mi sono sentita crollare il mondo addosso, fidandomi della loro professionalità ho affrontato l’intervento.

Scesa in sala operatoria ho trovato un’intera equipe che mi aspettava, gran parte dei Ginecologi ed Ostetrici conosciuti nel lungo ricovero, e tra ansie e paure cercavano di rassicurarmi sul buon esito dell’intervento; i minuti passavano in maniera interminabile e nel momento in cui ho sentito il mio bambino piangere mi sono sentita meglio, ma per me il rischio non era ancora finito, infatti sentivo continuare l’intervento, e percepivo il lavoro complesso che il Dott. Falzone e la sua equipe stavano effettuando su di me, dopo circa due ore mi comunicavano che tutto era finito.

Riportata in stanza, trovo i miei familiari che parlavano con una delle dottoresse che avevano assistito all’intervento,  che era felice del buon esito dell’intervento e gli stava comunicando che erano riusciti a far nascere il bambino, che era stato prontamente portato in terapia intensiva, ed a salvare sia l’utero e la vescica.

Per tutto questo  sarò sempre grata a tutti i Ginecologi e, in primis, al dott. Giovanni Falzone, gli Ostetrici, Anestesisti ed Infermieri. Un ulteriore ringraziamento va a tutto il personale della Neonatologia dell’Umberto I di Enna che ancora ad oggi si prende cura del mio bene più prezioso, il mio bambino.

Grazie di Cuore

Anna Maria Graffeo

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