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Il lutto. Quando c’è l’amore neanche la morte è un confine

Il lutto. Quando c’è l’amore neanche la morte è un confine

Essere travolti da un lutto, soprattutto improvviso e tragico, ci pone davanti ad una grande sfida di fronte alla quale ciascuno e’ protagonista del proprio dolore. Ogni pensiero è ricolmo di paura, senso di impotenza e sofferenza senza respiro. E’ qualcosa di più grande di noi e non sapere cosa ci si deve attendere in tali circostanze amplifica ancor più il nostro doloroso sentire. 

Non esistono vere e proprie parole capaci di descrivere la frantumazione della propria interiorità che trascina inevitabilmente ogni aspetto fisico. Dal punto di vista strettamente psicologico, il sobbalzo mentale al quale si viene sottoposti, sposta ogni nostra attenzione all’incognita che la vita per natura presuppone da sempre. 

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E’ tutto tristemente nuovo, tutto da conoscere, scoprire e comprendere. La fragilità diventa padrona del quotidiano e una semplice parola o un semplice abbraccio amico scioglie lacrime profonde. Psichicamente l’assenza fisica di qualcuno a noi molto caro può creare intense sensazioni di dolore fisico e psicologico, con conseguente distacco e chiusura verso tutto ciò che resta. 

Sembra che di fronte all’emersione di certi dolori, di fronte ai quali troviamo a confrontarci volenti o nolenti, non possediamo alcun potere di azione. La cultura e la religione possono influenzare il concetto stesso della morte, tanto è vero che alcuni credono nella reincarnazione e altri alla resurrezione dell’anima, ma tutto ciò per comprendere come le storie di vita di ciascuno, il carattere e la personalità, possano incidere sul rapporto con la morte stessa. 

Psicologicamente nell’affrontare avvenimenti tragici dovremmo essere in grado di esternare il proprio stato emotivo, le proprie ansie, le proprie paure, al fine di scansare, affrontare o alleggerire pensieri ansiogeni o depressivi. 

E’ molto importante rivolgersi a chi di competenza, può dare libero sfogo al proprio dolore, senza approcci di giudizio, ma solo di supporto psichico volto al riequilibrio interiore della persona emotivamente provata. Purtroppo di fronte al lutto, si possono sperimentare pensieri invasivi e ossessivi, accompagnati da scarso interesse, scarsa cura rivolta a se stessi e a chi è rimasto accanto, problematiche relazionali e lavorative, disturbi dell’alimentazione e reattività esagerata. 

Gran parte di queste manifestazioni sopra descritte possono far breccia anche dopo mesi dall’accaduto e spesso si configura un vero e proprio “disturbo post-traumatico da stress”. Inoltre, in seguito, potranno verificarsi disturbi di somatizzazione (risposte del nostro corpo), quali ad esempio: problemi digestivi, mal di testa continui, febbriciattole, malattie della pelle, e tutto ciò avviene in quanto il nostro sistema immunitario, bombardato da paure, sofferenza e ansia, abbassa le proprie difese. 

Il lutto è di per sé un’inevitabile e normale reazione, che di norma si evolve in precise fasi: una prima fase comprende una sorta di ottundimento e confusione mentale, accompagnata da tanta incredulità; in un secondo momento si familiarizza con forti emozioni di rabbia e si sperimenta anche il desiderio di riabbracciare la persona cara; un’altra fase è caratterizzata da grande disperazione e senso di impotenza, una ricerca al distacco, una sorta di meccanismo difensivo, volto al tentativo di protezione di se stessi, quasi per timore di impazzire; infine, dopo lunghissimo tempo e grandi e difficili tentativi, per la legge della sopravvivenza, si può giungere alla fase dell’accettazione e della rassegnazione. “Non esiste perdita, perché l’amore non ha confini, nemmeno la morte” 

Psicologa
dott.ssa Fabiana Cristina 

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