Scoperta una possibile galassia oscura ai confini della Via Lattea

Un grumo compatto di gas, immerso in una grande nube osservata per la prima volta negli anni ’60, potrebbe rappresentare la prima galassia oscura scoperta nella nostra regione dell’universo. Lo suggerisce uno studio pubblicato il 18 aprile su *Science Advances*, basato su osservazioni ad alta risoluzione realizzate con tre radiotelescopi, tra cui il gigantesco FAST (Five-hundred-meter Aperture Spherical Telescope) in Cina. Queste galassie, teoriche fino a oggi, sono composte in gran parte da materia oscura e non contengono stelle visibili.
Una galassia invisibile ma potenzialmente reale
«Questa è la prima scoperta di una potenziale galassia oscura nell’universo vicino», ha dichiarato l’astronomo Jin-Long Xu dell’Accademia Cinese delle Scienze. Secondo lo studio, il grumo – privo di stelle visibili secondo le rilevazioni ottiche – si trova a circa 900.000 anni luce dalla Terra e mostra un movimento rotazionale coerente con una struttura a disco, tipico delle galassie.
Dubbi e scetticismo nella comunità scientifica
Tuttavia, non tutti condividono l’entusiasmo. Tobias Westmeier, astronomo dell’Università dell’Australia Occidentale, esprime perplessità: «Sono molto scettico riguardo alle affermazioni fatte nello studio; non c’è una prova davvero convincente». Secondo lui, il grumo potrebbe essere semplicemente una nube di gas ai margini della Via Lattea, e la rotazione osservata un effetto dovuto a un’errata stima della distanza.
Galassie oscure: chiavi per comprendere l’universo
Negli ultimi decenni, diverse “candidate” galassie oscure sono state identificate, ma quasi tutte si sono poi rivelate galassie normali con stelle deboli sfuggite alla prima osservazione. Il gruppo guidato da Xu ipotizza che il grumo si sia formato in seguito a una collisione tra gas intergalattico e una galassia spogliata delle sue stelle. Se confermata, la scoperta potrebbe supportare teorie secondo cui le galassie oscure sono elementi primitivi fondamentali nella formazione delle galassie più grandi.
Oltre l’ipotesi: cosa serve per la conferma
Ming Zhu, coautore dello studio, sottolinea l’importanza di ottenere dati a risoluzione ancora più alta e misurazioni più precise della distanza. «La parte più entusiasmante è la scoperta di una struttura a disco rotante», ha detto, pur riconoscendo che sono necessarie ulteriori verifiche.
La scoperta di galassie oscure – se confermata – potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione della materia oscura e dei meccanismi che governano l’evoluzione dell’universo. Per ora, la possibile “ombra” di una galassia resta sospesa nel mistero – in attesa che la scienza faccia luce.
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