Caro ombrellone: quando il sole diventa un lusso e scatta il rischio di speculazione
Negli ultimi giorni il dibattito sul “caro ombrellone” si è riacceso in molte località balneari italiane. Prezzi da capogiro per lettini e ombrelloni — in certi casi fino a 100 euro al giorno per due persone — hanno scatenato proteste di turisti e associazioni dei consumatori, e acceso i riflettori su un tema delicato: quanto è lecito far pagare un bene pubblico in concessione?
Prezzi liberi, ma non illimitati
Gli stabilimenti balneari operano su aree demaniali marittime, cioè beni pubblici affidati in concessione a privati. La legge, in linea generale, non impone un tariffario nazionale per i servizi di spiaggia: i concessionari hanno ampia libertà nel fissare i prezzi. Tuttavia, molti Comuni o Regioni inseriscono linee guida o tetti massimi nei bandi di concessione, per garantire un accesso equo e prevenire abusi.
Quando il prezzo diventa speculazione
Sul piano penale, l’articolo 501-bis del Codice penale punisce le manovre speculative su merci, cioè l’aumento ingiustificato dei prezzi di beni o servizi di prima necessità, specie in situazioni di scarsità o emergenza.
Un ombrellone non è, in senso stretto, un bene essenziale come il pane o l’acqua, ma le autorità possono valutare la condotta come sfruttamento di un bene pubblico per trarre profitto sproporzionato, specie se la zona non offre alternative accessibili.
Trasparenza obbligatoria
Il Codice del Consumo impone di esporre chiaramente le tariffe all’ingresso dello stabilimento e nei punti di prenotazione online. L’assenza di trasparenza può portare a sanzioni da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) e della Guardia di Finanza.
Possibili conseguenze per i concessionari
Un concessionario che applica tariffe ritenute eccessive senza rispettare i regolamenti locali rischia:
- Sanzioni amministrative per pratiche commerciali scorrette
- Contestazioni per speculazione in presenza di determinati presupposti
- Nei casi più gravi, revoca della concessione per uso non conforme del bene pubblico
La sfida: equilibrio tra impresa e diritto di accesso
Il turismo balneare è un settore vitale per l’economia di molte regioni italiane, ma la gestione di un bene pubblico impone responsabilità aggiuntive. Il confine tra legittimo profitto e speculazione è sottile, e il rischio è che, a forza di rincorrere margini sempre più alti, si finisca per allontanare i cittadini dal mare.