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I giochi della tradizione siciliana e il loro futuro

I giochi della tradizione siciliana e il loro futuro

Svagarsi, giocare insieme agli altri, è un’attività sociale che l’uomo ha praticato da sempre. Già dal tempo dei Sumeri abbiamo tracce di giochi dai regolamenti molto complessi e sofisticati. Gli antichi Romani davano grande spazio al gioco, considerandolo a tutti gli effetti una vera e propria istituzione sociale. Nel Medioevo si sono diffusi nuovi modi di giocare, nuove sfide e nuove attività come gli scacchi e le carte. La modernità ha portato a ridefinire completamente la nostra idea di svago, creando un mercato veramente imponente tutto dedicato all’intrattenimento.

Nella contemporaneità il gioco è parte integrante della nostra vita. La rete ha cambiato completamente il nostro modo di vivere il tempo libero, anche il modo di giocare. Oggi abbiamo tutti a disposizione un’infinità di giochi di ogni genere. Grazie a un clic possiamo avere accesso a grandi piattaforme virtuali di casinò online, a giochi di ruolo di ogni tipo, di abilità o di strategia.  Si sono diffusi tanti nuovi generi di gioco, è cambiato il modo di approcciarli e il tempo che dedichiamo a questa attività.

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Molti giochi tradizionali sono finiti così nel dimenticatoio. La tecnologia sembra aver modificato l’idea stessa di divertimento. Eppure, non è proprio così. In molti luoghi d’Italia oggi si cerca di riscoprire un antico patrimonio, quello dei giochi tradizionali. Questi hanno intrattenuto per secoli e secoli generazioni di giovani e meno giovani. Molti di questi giochi hanno radici culturali antichissime, tanto che li troviamo diffusi più o meno in tutta l’Europa mediterranea, e non solo. In Sicilia possiamo riscoprire giochi antichissimi. La loro origine si perde nei secoli, alcuni di questi probabilmente erano diffusi già in epoca romana.

Tra i giochi siciliani più caratteristici troviamo “Acchiana ‘u patri cu tutti ì so’ figghi”, un antico antenato della cavallina. Questa attività prevede la formazione di due squadre. Il membro di una squadra deve poggiarsi al muro, assumendo il ruolo di “cuscino”. I giocatori della stessa squadra si appoggiano a questo, mettendosi in fila curvi, formando una “mucca”. Gli avversarsi devono quindi saltargli sopra le spalle, come si fa nel gioco della cavallina. Il primo a saltare, prendendo la rincorsa, deve urlare: “Acchiana ‘u patri cu tutti ì so’ figghi”. Gli altri devono rispondere: “lu figghiu.” Chi è sotto deve reggere il peso di tutti gli altri. L’ultimo componente della squadra dei saltatori, saltando dovrà recitare una precisa filastrocca: “Quattru e quattru ottu, scarrica lu bottu; l’aceddu cu li pinni scarrica e vattinni: unu, dui e tri fannu vintitrì, unu dui e tri fannu vintitrì, ti dugnu un pizzicuni e mi nni vaju”. Se tutti i giocatori riescono a restare sulle schiene degli avversari entro la fine della filastrocca, la squadra dei saltatori ha vinto.

Un altro gioco simbolo della tradizione siciliana è la “Strummula” o “Tuppetturu”, ovvero la trottola. Un tempo vi si giocava per strada. Il regolamento è molto semplice. Bisogna disegnare due linee parallele sul terreno, con un legnetto o con un gessetto, in modo da delineare il campo. Vince chi riesce a far girare il più a lungo possibile la strummula nel campo. Chi perde paga pegno. Prima di ogni sfida si stabilisce infatti il numero di pizziate, ovvero di colpi, che prenderà la strummula perdente. Spesso questi colpi vengono dati con la punta delle trottole, distruggendo la trottola perdente.

Era molto diffuso anche il gioco della campana, che in Sicilia prendeva vari nomi come “gioco del quadrato”, “Sciancateddu” o “Missi-missi”. Con un gesso si tracciano a terra diversi riquadri numerati. Si lancia poi un sasso. Occorre riprenderlo, saltando su una gamba sola, senza uscire dalle linee, poggiando due gambe  sul suolo solo quando a terra sono disegnate due caselle ravvicinate. Lo scopo finale è quello di tornare alla base di partenza con il sasso, senza mai cadere.

Inoltre, con le carte siciliane si praticavano giochi particolari come “Ti vitti” (“ti ho visto”) e il “Cucù”. Questi restano una tradizione ancora molta viva, in particolare nei periodi di festa. Persone di tutte le età si riuniscono e si incontrano per giocare insieme.

Diverse associazioni in tutta Italia stanno raccogliendo testimonianze riguardo i giochi del passato, riscoprendo usi antichi e riproponendoli in diversi contesti. Il pubblico sembra apprezzare. Chi è più avanti con l’età ritrova la gioia e la spensieratezza. I più giovani scoprono quelli che per loro sono nuovi modi di stare insieme e di vivere all’aria aperta. Anche queste attività a loro modo rientrano in un bagaglio prezioso che è quello della cultura popolare siciliana

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