Emergenza caldo nei cantieri: FenealUil e Fillea Cgil Enna contro l’inerzia delle imprese

Il caldo estremo di luglio non dà tregua e torna a minacciare seriamente la salute dei lavoratori edili in Sicilia; in particolare nel territorio ennese. A denunciarlo con forza sono i segretari generali di FenealUil e Fillea Cgil di Enna, Francesco Mudaro e Salvo Carnevale, che puntano il dito contro le numerose imprese del settore costruzioni: «Le ordinanze regionali contro il caldo sono attive, ma molte aziende fanno finta di niente – piccole, medie e grandi indistintamente – e continuano a far lavorare gli operai in orari proibitivi e con temperature oltre i 35 gradi».
Le lacune dell’ordinanza e l’appello ai cittadini
Secondo i sindacati, l’attuale ordinanza regionale presenta una «fragilità lessicale» che permette interpretazioni ambigue, favorendo di fatto una mancata applicazione da parte delle imprese. «Stiamo raccogliendo segnalazioni da diversi cantieri, anche grazie a cittadini sensibili e attenti», spiegano Mudaro e Carnevale, che lanciano un appello: «Segnalateci i cantieri dove si lavora in condizioni estreme, specialmente tra le 12.30 e le 16. Il vostro aiuto è prezioso per far emergere la verità».
Controlli carenti e istituzioni in ritardo
A preoccupare i rappresentanti sindacali è anche la mancata sinergia tra le istituzioni e gli organi di controllo: «Le forze di polizia locale, che dovrebbero vigilare, non sempre sono nelle condizioni di intervenire – spesso per mancanza di sensibilità o strumenti adeguati – e l’intero sistema sembra non essere pronto ad affrontare la portata del problema».
Proposte concrete e un invito alla mobilitazione
La situazione, avvertono, ha raggiunto un punto di non ritorno. I sindacati chiedono rimedi più incisivi, una riscrittura dell’ordinanza e soprattutto una rete di controlli capillari e digitalizzati: «Il clima è cambiato – e non si torna indietro – perciò bisogna riorganizzare tutto il sistema degli appalti, adattando orari e modalità operative. La battaglia continuerà anche dopo l’estate, perché questa non è un’emergenza passeggera ma un problema strutturale che impone scelte radicali».