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Asp Enna, il direttore Iudica: offerta sanitaria differenziata unica strada possibile

Asp Enna, il direttore Iudica: offerta sanitaria differenziata unica strada possibile

Con riferimento alle dichiarazioni rese in questi giorni a proposito del trasferimento delle attività di Dermatologia da Enna a Piazza Armerina, il Direttore Generale dell’ASP di Enna ha rilasciato la seguente dichiarazione.

«Ho assunto in piena, esclusiva autonomia e responsabilità manageriale la decisione di trasferire la Dermatologia da Enna a Piazza Armerina dopo avere avuto la sola condivisione dell’Assessore Razza ed aver prima acquisito il parere tecnico favorevole del Direttore Sanitario Emanuele Cassarà e la disponibilità del dott. Amato ad assecondare tale iniziativa aziendale.
La Rete Ospedaliera a suo tempo definita l’aveva prevista ad Enna e già allora si sarebbe potuto, e a mio avviso dovuto, prevederne l’allocazione al Chiello. Ma non fu fatto.
Perché oggi ho assunto questa mia autonoma decisione e ritengo, ove possibile, si debba e possa proseguire con scelte analoghe?
Quella di Enna è, fra quelle siciliane, la Provincia che ha il minor numero di abitanti e con una densità demografica pari ad un terzo della media regionale.
Così poca popolazione non è in grado di alimentare quattro piccoli ospedali se quadruplicano la loro offerta senza differenziarla. Possiamo stare a guardare inermi, preoccupati di difendere l’esistente precario sperando duri, ma sapendo che non potrà durare, o possiamo lavorare per trovare un punto di mediazione tra il dovere di garantire una presenza sanitaria diffusa nel territorio e la necessità che i punti sanitari abbiano una attrattività che ne giustifichi il mantenimento in vita e, soprattutto, convinca chi debba lavorarci, che ne valga la pena farlo o non sia meglio investire altrove la propria professionalità.
Proprio qualche giorno fa un mio amico Parroco mi ha raccontato quello che sta accadendo nella Chiesa.
Carenza di sacerdoti (che per noi equivalgono ai medici) e diminuzione della frequenza (che per noi sono i ricoveri) hanno spinto a creare le Unità Pastorali: più parrocchie messe insieme senza che nessuna venga soppressa.
Quest’ultima sarebbe la scelta più comoda, ma anche la più contraddittoria rispetto alla missione di cura e guida delle anime, alcune delle quali avrebbero facilità di accesso ai sacramenti ed altre sarebbero abbandonate a sè stesse o costrette a rivolgersi ad altre parrocchie, rinunciando alla propria appartenenza ed identità.
Dunque, non più quattro Parrocchie che fanno tutte e quattro le stesse cose per pochi fedeli, ma quattro realtà pastorali con una missione specifica che mette a disposizione dei fedeli di tutte e quattro le Parrocchie. Una, la pastorale giovanile; un’altra, quella della famiglia; un’altra ancora, quella dei sacramenti; un’altra ancora, quella della carità e della socialità.
Tutto il territorio viene alimentato, le Parrocchie sono tornate ad essere centri di aggregazione, si trovano sacerdoti sufficienti e lieti di poter mettere a disposizione il proprio carisma a favore di un numero congruo di fedeli.
Nessuna Parrocchia ne ha cancellato un’altra, ciascuna si alimenta del contributo e della popolazione delle altre, divenendo, da luoghi tristi e rassegnati, a centri di aggregazione attrattivi e vivi.
E’ la stessa, a mio avviso la sola, scelta che può salvare la sanità ennese e non renderla succube di quella delle aree metropolitane. Qualunque altra ne segnerebbe presto la fine.
Non certo quella di chi pensa che debba restare solo l’Ospedale di Enna e si lamenta se questo cede qualcosa che non è strategico per sé ma può aiutare uno degli altri Ospedali ad avere un futuro e, nel contempo migliorare le proprie performance a favore di tutta la popolazione della Provincia.
Quantità della domanda e qualità dell’offerta sono le due variabili, tra loro interconnesse, senza la realizzazione delle quali saremo perdenti. Tutti.
Se non c’è quantità di accessi, nessun medico potrà esercitare in modo gratificante la propria professione, non potrà specializzarsi, si sentirà relegato nella periferia scientifica e cercherà in ogni modo di allontanarsene. Nè si potranno giustificare interventi in tecnologie avanzate.
Teoria? No, purtroppo la triste realtà. Nei giorni scorsi si è conclusa una procedura selettiva per anestesisti e dei 150 partecipanti e vittoriosi a livello regionale nessuno è voluto venire ad Enna.
Non troviamo medici radiologi, anatomopatologi, cardiologi. Potendo scegliere – chi farebbe diversamente? – preferiscono andare laddove la casistica è tanta da poter mettere a prova la loro professionalità.
Ecco perché o aggreghiamo la domanda e creiamo attrattività o saremo sempre più marginali, fino a sparire.
Come? Non certo chiudendo gli ospedali di periferia. Peraltro sarebbe tutto da dimostrare che così facendo Enna ne sarebbe beneficiaria. Al contrario, Enna ha interesse a mantenere vitali gli altri territori della Provincia, a fare con essi un’azione di coesione sociale, una alleanza che li nutra, per alcune branche, anche della sua domanda sanitaria.
La risposta a quel “Come?” è una sola: realizzare una sorta di Ospedali Riuniti, dove tutti gli attuali nosocomi sono protagonisti, possono accedere ad una domanda sufficiente ad alimentarne l’offerta e a porla anche fuori dallo stesso confine provinciale.
La Dermatologia ad Enna era costretta in spazi ristretti, che impedivano anche la funzionalità di altri reparti che ora possono meglio organizzarsi. A Piazza avrà a disposizione spazi non solo sufficienti a supportarne l’attività attuale, ma anche quella che si punta a realizzare, facendone il punto di riferimento della Dermatologia per la Sicilia Centrale, cosa che ad Enna non sarebbe potuta accadere per ragioni logistiche. E lo farà anche incrementando la copertura territoriale dell’attività ambulatoriale.
Nei prossimi giorni insedierò nella responsabilità della Chirurgia del Chiello il dott. Dante Ferrari che avrà l’impegno di rilanciarla, assicurando tutto quello che è possibile fare in un Ospedale ancora privo di Rianimazione, ma soprattutto puntando a farne un centro di eccellenza, senza limiti di ambizione territoriale, nel settore della flebologia concentrando in maniera prevalente la domanda in quell’Ospedale.
E’ una buona notizia per tutti gli ennesi di tutti i Comuni. Anche per quelli del Capoluogo. Oggi, per quella branca, sono costretti a lunghe liste di attesa per la precedenza che all’Umberto I°, doverosamente, viene data alla Chirurgia più pesante, domani potranno a Piazza avere risolto in tempi veloci il loro problema senza dover pensare di rivolgersi a Catania o a Caltagirone.
Credo non ci sia altro modulo di gioco, se non quello della condivisione, della coesione, dell’accorpamento della domanda, e miglioramento della qualità dell’offerta e di una politica che sappia guardare non all’ombelico del proprio interesse, ma al futuro dell’intero territorio che o insieme si salva o insieme perisce».

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