Condannato il boss di Regalbuto: 17 anni per A.P.A. nella maxi operazione “Lua Mater”

Condannato il boss di Regalbuto: 17 anni per A.P.A. nella maxi operazione “Lua Mater”

È arrivata la sentenza per l’operazione “Lua Mater”: il Giudice per le Udienze Preliminari del Tribunale di Caltanissetta ha condannato A.P.A., ritenuto il referente della famiglia mafiosa di Enna nel territorio di Regalbuto, a 17 anni e 2 mesi di reclusione. La pronuncia, emessa il 21 luglio 2025, chiude il cerchio su un’inchiesta avviata dalla Polizia di Stato – attraverso la Squadra Mobile di Enna e il Commissariato di Leonforte – con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia nissena.

Un ritorno alla regia criminale

Nonostante una precedente condanna per associazione mafiosa già scontata, A.P.A. aveva ripreso il proprio ruolo all’interno di cosa nostra, tentando di riaccreditarsi come figura di riferimento nell’Ennese e oltre. Il boss, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe riallacciato solidi contatti con il clan Santapaola di Catania – e con ramificazioni operanti nell’hinterland etneo – per rinsaldare il controllo su Regalbuto.

Estorsioni, violenza e uomini di fiducia

Per riaffermare la sua supremazia sul territorio, A.P.A. avrebbe fatto ricorso a metodi classici della criminalità organizzata: estorsioni e pestaggi. Ad affiancarlo, un manipolo di fedelissimi: C.G., condannato a 4 anni e 4 mesi per estorsione aggravata in concorso; R.A. e R.G., entrambi condannati a 4 anni e 1.000 euro di multa per rapina aggravata. Il gruppo operava con modalità brutali – e ben strutturate – per agevolare gli interessi di cosa nostra.

L’arsenale in un bar: armi da guerra tra fucili e kalashnikov

A conferma della pericolosità dell’organizzazione, durante le indagini è stato scoperto un vero e proprio arsenale nascosto in un magazzino annesso a un bar di Regalbuto. Qui, gli agenti della Mobile e della Polizia giudiziaria hanno rinvenuto 1 kalashnikov, 3 fucili, 2 pistole semiautomatiche, 1 revolver e oltre 250 munizioni – sia da guerra che ordinarie. Le armi erano custodite da A.P.F., cugino del boss, condannato a 5 anni di reclusione e 6.000 euro di multa per detenzione illegale di armi da guerra.

Un segnale forte dello Stato

L’operazione “Lua Mater” rappresenta un duro colpo inferto alla criminalità organizzata ennese, evidenziando – ancora una volta – come le famiglie mafiose tentino di rigenerarsi e riorganizzarsi anche dopo pesanti condanne. Ma la risposta dello Stato non si fa attendere: la sinergia tra magistratura e forze dell’ordine resta determinante per spezzare il controllo mafioso nei territori più esposti.

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