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Giuseppe Mattia, ex vicesindaco di Piazza Armerina, assolto dall’accusa di diffamazione nei confronti del sindaco Cammarata

Giuseppe Mattia, ex vicesindaco di Piazza Armerina, assolto dall’accusa di diffamazione nei confronti del sindaco Cammarata

Una sentenza della Corte Suprema di Cassazione ha revocato il verdetto di colpevolezza precedentemente assegnato a Mattia Giuseppe per diffamazione nei confronti di Antonino Cammarata, il Sindaco di Piazza Armerina. Il processo, iniziato con le accuse mosse dalla Procura e poi confermate in primo grado dal Tribunale di Enna e in appello dalla Corte di Caltanissetta, riguardava le dichiarazioni di Mattia, ex vice sindaco, rilasciate in un video del 26 maggio 2019. Nel video, Mattia aveva etichettato il sindaco Cammarata come “bugiardo ed incapace”, noto più per i suoi festeggiamenti che per le sue competenze professionali. Queste parole avevano portato alla sua condanna a un’ammenda di 3.000 euro e al pagamento di 5.000 euro di danni morali a Cammarata. Tuttavia, nel corso dell’udienza del 4 aprile 2024, la Corte Suprema, accogliendo le argomentazioni presentate dall’avvocato Francesco Alberghina, difensore di Mattia, ha annullato le sentenze precedenti, stabilendo che i fatti non configurano un reato.

La nota di Nicola Lo Iacono

logonicolaUna questione trasversale alla politica italiana, che tocca in realtà diversi strati della società, è l’uso distorto del linguaggio e delle strategie argomentative tra gli esponenti politici. In un contesto ideale, contrastare le visioni politiche avversarie dovrebbe essere esercizio di democrazia, condotto nel rispetto delle regole del dibattito costruttivo e del confronto dialettico. Tuttavia, la realtà mostra un panorama differente, dove spesso si assiste a un abbandono dei principi del dialogo a favore di attacchi personali, segnando un profondo degrado nel modo di fare politica.

Questo fenomeno non è circoscritto a un’area geografica specifica ma rappresenta un malcostume diffuso, con ripercussioni sul modo in cui la politica viene percepita dal pubblico e sui meccanismi stessi della partecipazione civica. La prassi di attaccare l’avversario su basi personali piuttosto che sul contenuto delle sue proposte evidenzia una povertà argomentativa e un’incapacità di gestire il dibattito pubblico in maniera matura e costruttiva.

Questa tendenza all’offesa e alla personalizzazione degli attacchi non solo impoverisce il dibattito ma aliena l’interesse dei cittadini, che dovrebbero essere al centro della discussione politica. È dunque fondamentale che chi opera in questo settore sviluppi una maggiore consapevolezza dell’importanza del proprio ruolo e delle parole usate nello spazio pubblico. Non meno importante è la necessità di promuovere un cambiamento culturale che riporti al centro del dibattito politico il rispetto reciproco e l’argomentazione basata su fatti e idee, piuttosto che su attacchi personali.

Anche personalmente ho sperimentato l’aggressività e la personalizzazione degli attacchi, un fenomeno che si sta estendendo anche ai nuovi media, dove blogger e giornalisti sono spesso presi di mira per le loro opinioni. La mia scelta di rispondere solo a critiche che ritengo costruttive e provenienti da persone di spessore è una pratica che auspico possa diffondersi, promuovendo un dibattito pubblico più rispettoso e costruttivo

 

maggioinfesta3

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