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La vecchiaia incomincia a 75 anni.

La vecchiaia incomincia a 75 anni.

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La scienza ridefinisce i parametri dell’età: le ricerche attuali mostrano come la soglia della vecchiaia sia stata spostata in avanti, grazie ai miglioramenti nella salute fisica e cognitiva. Oggi, un individuo di 65 anni possiede le capacità e la vitalità che trent’anni fa erano attribuite a una persona di 40-45 anni. Questo cambiamento di prospettiva ha importanti implicazioni sociali e sanitarie, spingendo a una revisione delle politiche legate all’età pensionabile e ai programmi di assistenza per gli anziani. Il progresso nel campo della medicina e della nutrizione, insieme a una maggiore consapevolezza riguardo lo stile di vita, ha contribuito a questo spostamento dei confini dell’invecchiamento. La longevità è diventata una realtà per molti, con un impatto significativo sul concetto di lavoro, apprendimento e attività sociale in età avanzata. Gli scienziati stimano che possa parlarsi di persona “anziana” dopo i 75 anni.

Le sfide che emergono da questa nuova realtà sono molteplici: come può la società adattarsi per integrare pienamente questa fascia di popolazione sempre più ampia e vitale? Quali strategie possono essere implementate per garantire che l’invecchiamento non sia solo più lungo, ma anche di qualità?

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Va considerato che la scienza dell’alimentazione ha fatto passi da gigante negli ultimi decenni, contribuendo significativamente a migliorare la qualità della vita e a spostare in avanti la soglia dell’invecchiamento. La comprensione approfondita dei micronutrienti e del loro ruolo nel mantenimento della salute ha portato allo sviluppo di diete personalizzate, capaci di supportare il benessere fisico e cognitivo anche in età avanzata.

L’adozione di regimi alimentari bilanciati, arricchiti di antiossidanti, vitamine e minerali, è stata correlata a una riduzione dell’incidenza di malattie croniche come il diabete, le patologie cardiovascolari e alcune forme di cancro. Inoltre, l’attenzione verso l’intestino come “secondo cervello” ha aperto nuove frontiere nella nutrizione, enfatizzando l’importanza di un microbioma sano per la salute generale e per il rallentamento dei processi degenerativi legati all’età. La nutrigenomica, che studia l’interazione tra dieta e patrimonio genetico, promette di personalizzare ulteriormente l’alimentazione, adattandola alle esigenze individuali e prevenendo l’invecchiamento precoce. Questi progressi non solo allungano la vita, ma ne migliorano la qualità, permettendo alle persone di rimanere attive e indipendenti per più tempo.

Lucia Sansone per SatrtNews

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