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Sicilia a mano armata: l’ascesa del crack e delle pistole a basso costo che infiamma le periferie

Pubblicato il 14 Ottobre 2025 da

Un’ondata di violenza giovanile, sempre più sfrontata e letale, sta attraversando la Sicilia, dalle grandi periferie urbane fino ai centri della movida. Il fenomeno è alimentato da un mercato parallelo tanto accessibile quanto devastante: quello delle armi da fuoco a basso costo e del crack, la cocaina dei poveri. Una miscela esplosiva che trasforma i quartieri a rischio in polveriere e i giovanissimi in “carne da macello” al soldo della malavita.

Un’arma come status symbol

Nei quartieri popolari come lo Zen e Brancaccio a Palermo, o Librino e San Cristoforo a Catania, il possesso di una pistola è diventato uno status symbol. Secondo le più recenti indagini, bastano poche centinaia di euro per acquistare un’arma illegalmente, un prezzo irrisorio per chi vuole affermare il proprio potere in un contesto di degrado sociale. Questo potere viene poi ostentato con spavalderia sui social network, in particolare su TikTok, dove video di giovani che esibiscono collane d’oro, abiti firmati e armi ricalcano l’estetica del “modello Gomorra”, un immaginario criminale che dalla finzione televisiva è tragicamente tracimato nella realtà, ispirando una nuova generazione di delinquenti.

Il crack, il carburante della microcriminalità

Se le armi sono lo strumento, la droga è il motore economico che finanzia questa spirale di violenza. Il crack, in particolare, ha invaso le piazze di spaccio siciliane. Con un costo di pochi euro a dose, è diventato la sostanza stupefacente più accessibile per i giovanissimi, garantendo alle organizzazioni criminali un flusso di cassa costante e manovalanza a basso rischio. Come sottolineato dal procuratore di Catania, questi ragazzi diventano spesso “carne da macello”, sacrificabili pedine di un gioco molto più grande gestito dai vertici del narcotraffico, mentre la cocaina “classica” continua a circolare nei salotti della borghesia.

La risposta dello stato tra blitz e vuoti da colmare

Le forze dell’ordine hanno intensificato i controlli e le operazioni sul territorio. Ne sono una prova i continui sequestri di armi e munizioni, come il recente ritrovamento di un arsenale in un edificio abbandonato a Catania, e i numerosi blitz antidroga che smantellano le piazze di spaccio. Tuttavia, l’azione repressiva, pur necessaria, non sembra essere sufficiente. Il vero problema, come emerge dalle analisi sociologiche, è il vuoto lasciato dalle istituzioni in queste aree marginalizzate. Un vuoto che i clan malavitosi si affrettano a colmare, offrendo un welfare criminale e un senso di appartenenza che lo Stato non riesce a garantire.

La sfida alla criminalità in Sicilia si combatte su due fronti. Da un lato, l’imprescindibile azione di polizia per contrastare i traffici illeciti, dall’altro, la necessità non più rimandabile di un intervento sociale, culturale ed educativo che offra ai giovani delle periferie alternative reali e concrete al richiamo della strada. Senza una strategia integrata, il rischio è che i blitz si limitino a potare i rami malati di un albero le cui radici affondano in un terreno di profondo disagio sociale.

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