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Sicilia, un tesoro dal passato: scoperto a Fontane Bianche il fossile di un elefante nano

Pubblicato il 3 Ottobre 2025 da

La Sicilia non smette mai di raccontare la sua storia più antica, e stavolta lo fa riemergendo dalle rocce di Fontane Bianche, sulla costa siracusana. È qui che, nei giorni scorsi, è stato scoperto un eccezionale reperto fossile: i resti di un elefante nano del Pleistocene, un pachiderma in miniatura appartenente alla specie Palaeoloxodon mnaidriensis, che popolava l’isola tra i 200.000 e i 150.000 anni fa. Una scoperta che profuma di avventura e che aggiunge un tassello fondamentale alla conoscenza della fauna preistorica del Mediterraneo.

Un rinvenimento eccezionale sulla costa siracusana

Tutto è partito dalla segnalazione di un occhio esperto, quello del geologo Fabio Branca dell’Università di Catania, che per primo ha notato un affioramento sospetto, ricco di resti di macrofauna. Da lì, la macchina della ricerca si è messa in moto. I sopralluoghi, condotti con la meticolosità che solo la passione sa alimentare, hanno visto la partecipazione dell’archeologa Gabriella Ancona e del geologo Luigi Agnone della Soprintendenza di Siracusa, insieme ai professori Rosolino Cirrincione e Rosanna Sanfilippo dell’ateneo catanese. Insieme, hanno sciolto ogni dubbio: quei resti appartenevano, senza ombra di dubbio, a un esemplare del piccolo elefante siciliano.

L’elefante che si fece piccolo per sopravvivere

Ma come mai questi giganti della preistoria erano così piccoli in Sicilia? La risposta sta in un affascinante fenomeno evolutivo noto come nanismo insulare. Il Palaeoloxodon mnaidriensis raggiungeva a malapena i due metri di altezza al garrese, quasi la metà del suo imponente antenato continentale, il Palaeoloxodon antiquus, un colosso di quasi quattro metri. Come spiegano i ricercatori, «l’assenza di predatori e le risorse limitate in ambiente insulare favorirono la riduzione di taglia di questi pachidermi». Insomma, un adattamento geniale per sopravvivere in un ambiente isolato. Recenti studi hanno perfino svelato che questi animali erano abili pascolatori, con una dieta basata su erbe dure e graminacee, come dimostra l’usura dei loro denti fossili.

Non solo Fontane Bianche: un territorio scrigno di fossili

Questo ritrovamento non è un fulmine a ciel sereno. Si inserisce, infatti, in un contesto territoriale di straordinaria ricchezza paleontologica. A pochi chilometri di distanza si trova la famosa Grotta di Spinagallo, da cui provengono i resti del Palaeoloxodon falconeri, l’elefante più piccolo mai esistito – appena un metro di altezza –, oggi un tesoro custodito tra il Museo di Paleontologia dell’Università di Catania e il Museo “Paolo Orsi” di Siracusa. L’area, sottolineano gli esperti, è «uno scrigno di geodiversità che merita di essere studiato e tutelato al fine di consegnarlo alle generazioni future».

Nei prossimi mesi, grazie ad accordi specifici tra la Soprintendenza e l’Università, verranno avviati studi scientifici approfonditi. L’obiettivo non è solo quello di svelare ogni segreto di questo antico abitante della Sicilia, ma anche di valorizzare un patrimonio che lega, in modo indissolubile, il presente della nostra isola al suo remotissimo e affascinante passato.

(la foto si riferisce ad un altro esemplare)

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