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Palermo, la ribellione del quartiere Noce: imprenditori e commercianti dicono no al pizzo

Pubblicato il 3 Ottobre 2025 da

Una crepa si apre nel muro dell’omertà in una delle roccaforti storiche di Cosa Nostra. Dopo l’arresto di due presunti esattori, un numero crescente di vittime si rivolge allo Stato, segnalando un cambiamento culturale e una rinnovata fiducia nelle istituzioni.*

Dagli edili agli artigiani, il fronte del “no” si allarga

Il vento della ribellione soffia forte nel quartiere Noce di Palermo, da sempre considerato un mandamento cruciale negli equilibri di Cosa Nostra. Quella che era iniziata come la coraggiosa denuncia di tre imprenditori edili si sta rapidamente trasformando in un movimento più ampio. Sull’onda degli arresti eccellenti eseguiti dalla polizia, anche altre categorie produttive hanno trovato la forza di farsi avanti: commercianti, autoriparatori e artigiani si sono rivolti all’associazione Addio Pizzo per intraprendere un percorso di denuncia e affrancarsi dalla morsa della “messa a posto”. Un segnale inequivocabile che il clima di paura sta lasciando spazio alla speranza e alla volontà di riappropriarsi del proprio lavoro e della propria dignità.

L’operazione della polizia e gli arresti mirati

L’azione delle forze dell’ordine è stata la scintilla che ha acceso la rivolta. L’operazione di polizia, scaturita proprio dalla testimonianza delle prime tre vittime, ha portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Giuseppe Frangiamore, 53 anni, e Giovanni Montoro, 35 anni. Entrambi sono accusati di tentativi di estorsione aggravata dal metodo mafioso, perpetrati ai danni di attività imprenditoriali all’interno del territorio storicamente controllato dalle famiglie del mandamento della Noce. Questi arresti non rappresentano solo un successo investigativo, ma hanno anche dimostrato concretamente alla comunità locale che denunciare è possibile e porta a risultati tangibili.

Un’inchiesta destinata a crescere

Secondo gli inquirenti, il fenomeno è solo all’inizio. L’inchiesta non si considera conclusa con i due arresti e si prevede che ai tre episodi di richiesta di pizzo già ricostruiti possano presto aggiungersene almeno altrettanti. Nel mirino della magistratura ci sarebbero infatti altri due o tre esattori che operano per conto delle cosche locali. Ma il dato più significativo, al di là dei futuri sviluppi giudiziari, resta la reazione del tessuto sociale: la ribellione di un intero quartiere, che ha deciso di non voler più essere una roccaforte silenziosa della criminalità organizzata, rappresenta la vittoria più importante per lo Stato.

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