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Riforma della formazione in Sicilia, via libera nella notte per salvare 100 milioni del Pnrr ma è scontro totale con gli enti storici

Pubblicato il 1 Ottobre 2025 da

PALERMO – È servita una corsa contro il tempo e una seduta notturna a Sala d’Ercole per salvare 100 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destinati alla formazione professionale in Sicilia. Con la scadenza fissata per la mezzanotte, l’Assemblea Regionale Siciliana (ARS) ha dato il via libera alla riforma proposta dall’assessore Mimmo Turano con 32 voti favorevoli e 22 astenuti. Un’approvazione in zona Cesarini, che scongiura la perdita dei fondi ma lascia dietro di sé una scia di polemiche roventi e un settore in subbuglio. Le opposizioni, pur criticando aspramente i metodi del governo, hanno scelto la via dell’astensione per non compromettere l’arrivo delle risorse, sottolineando però come l’esecutivo fosse a conoscenza da mesi dei termini e abbia presentato una legge “scritta di corsa e approvata con una procedura d’urgenza mai vista prima”.

La rivoluzione: porte aperte alle aziende
La nuova norma, che modifica la legge quadro del 2019, introduce un cambiamento radicale nel sistema formativo dell’isola. Formalmente, l’obiettivo è allargare l’offerta a corsi innovativi focalizzati su green economy, blue economy e innovazione tecnologica. La vera rivoluzione, tuttavia, risiede nella possibilità, ora concessa, per le imprese private di organizzare e gestire direttamente le attività formative, dirottando a loro i finanziamenti pubblici. Una mossa che, secondo il governo, mira a introdurre meccanismi premiali e a coinvolgere maggiormente i privati per allineare la formazione alle reali esigenze del mercato del lavoro.

La rivolta degli enti: “Cancellati dal sistema”
La reazione del mondo della formazione non si è fatta attendere ed è stata durissima. Gli enti storici accreditati, che da decenni costituiscono l’architettura portante del sistema in Sicilia, si sentono traditi e, di fatto, estromessi. La loro accusa è netta: la legge, scritta “in fretta e furia e senza alcun confronto”, non cita mai gli enti, non riconoscendo loro alcun ruolo operativo né istituzionale. “Una grave omissione – denunciano in una nota congiunta – che equivale a cancellare con un tratto di penna l’intero sistema formativo siciliano, costituito da centinaia di realtà che operano sul territorio”.

La difesa del governo: “Preoccupazioni eccessive”
Di fronte alla bufera, l’assessore regionale alla Formazione, Mimmo Turano, getta acqua sul fuoco, definendo “eccessive” le preoccupazioni manifestate dagli enti. Secondo l’esponente del governo Schifani, la riforma approvata in Sicilia non sarebbe altro che un adeguamento a un modello già in vigore nel resto d’Italia. Una difesa che, tuttavia, non placa gli animi di un settore che ora teme di essere marginalizzato a vantaggio di nuovi attori privati, con conseguenze imprevedibili per migliaia di lavoratori e per la qualità stessa dell’offerta formativa. Se da un lato l’isola può tirare un sospiro di sollievo per i fondi PNRR messi in sicurezza, dall’altro si apre un capitolo di profonda incertezza sul futuro di un comparto strategico per lo sviluppo e l’occupazione.

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