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La Russa nega l’antifascismo nella Costituzione e scatena le polemiche

Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha suscitato una forte reazione da parte dell’opposizione e di alcuni esponenti della maggioranza con le sue dichiarazioni sull’antifascismo e la Costituzione. In un’intervista a Repubblica, La Russa ha affermato che “nella Costituzione non c’è alcun riferimento all’antifascismo”, aggiungendo poi che “credo che ciò accadde sotto la spinta dei partiti moderati, che non volevano fare questo regalo al Pci e all’Urss”.¹

La Russa ha poi precisato di aver inteso dire che “la parola antifascismo non c’è nella Costituzione”, ma di riconoscersi nei valori della Resistenza, espressi in positivo nella prima parte della Carta. Tuttavia, la sua spiegazione non ha placato le critiche, anzi ha alimentato ulteriori accuse di revisionismo storico e di mancanza di rispetto per le vittime del fascismo e del nazismo.

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Tra i più duri, il senatore di Verdi e Sinistra Nicola Fratoianni, che ha chiesto le dimissioni di La Russa: “Il 25 aprile vuole mettere d’accordo tutti? Si dimetta. Non è degno di rappresentare le istituzioni”.² Anche il co-portavoce nazionale di Europa Verde Angelo Bonelli ha definito La Russa “la vergogna delle istituzioni” e ha invocato l’intervento della presidente della Camera Giorgia Meloni per difendere la Costituzione.⁵

Dalla parte opposta, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso solidarietà a La Russa e ha sottolineato che “l’antifascismo è un valore fondamentale della nostra Repubblica”.³ Tajani ha anche annunciato che il 25 aprile sarà a Roma alle Fosse Ardeatine a depositare una corona a nome del governo. Anche il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha dichiarato di voler “celebrare la liberazione del nostro Paese lavorando”.⁴

La Russa, invece, ha deciso di andare a Praga, dove visiterà il campo di concentramento di Theresienstadt e il monumento per Jan Palach, lo studente ceco che si diede fuoco in segno di protesta contro l’invasione sovietica del 1968. Una scelta che è stata interpretata come una provocazione nei confronti della sinistra e come un tentativo di equiparare il fascismo al comunismo.

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