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Piazza Armerina – Un convegno sul bullismo organizzato dall ‘UCIIM

Piazza Armerina – Un convegno sul  bullismo organizzato dall ‘UCIIM

Si avverte sempre’ di piu’ la necessita’ di un percorso partecipato, per la condivisione e la costruzione di idee, riflessioni, metodologie, per creare e promuovere oggi una cultura della legalita’ all’interno delle istituzioni scolastiche. La scuola, prima fra tutte, deve sperimentare risposte efficaci all’intensificarsi di fenomeni sociali disfunzionali diffusi. A tale proposito, oggi, parleremo di bullismo, anche in relazione al recente Convegno dal titolo: “Fenomenologia del Bullismo. Aspetti psicologici-forensi e analisi dei modelli motivazionali”, che si e’ svolto recentemente presso l’aula Chiostro S. Pietro qui a Piazza Armerina, su prestigiosa iniziativa dell’Associazione Nazionale Carabinieri e dell’Associazione UCIIM di Piazza Armerina, Presidente Prof.ssa M. La Malfa e con la partecipazione di Monsignor A. Scarcione, Consulente Ecclesiastico U.C.I.I.M e Direttore Consultorio Familiare Diocesiano.

Relatori la Dott.ssa Iva Marino, Esperto in Scienze Forensi e Criminologiche dell’Universita’ di Palermo, l’Avvocato Andrea Zacco, Componente Camera Minorile Tribunale di Enna, il Maggiore Giovanni Mennella del Comando Provinciale Carabinieri di Enna. Presenti, inoltre, le autorita’ civili e militari, le “Benemerite”, dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Enna, una rappresentanza dell’UCIIM di Piazza Armerina, del corpo docenti e studenti degli Istituti Scolastici.

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 Dottoressa Marino, in vista del suo contributo al Covegno, che cosa e’ il bullismo?

Gli studi psicologici sul bullismo hanno una tradizione più che trentennale, in particolare nei paesi scandinavi, dove già dal 1973 il norvegese Dan Olweus si è occupato della tematica, definendone la natura e le caratteristiche. Secondo l’autore “il bullismo puo’ definirsi come una forma d’oppressione, di prepotenza vittimizzante, in cui la vittima sperimenta, ad opera di un coetaneo prevaricatore, una condizione di profonda sofferenza e svalutazione dell’identità.” Queste azioni implicano, dunque, sempre, uno “squilibrio in termini di forza” e presentano “un’evidente asimmetria e/o dislivello nella relazione”. Infatti, i soggetti fortemente implicati nelle prepotenze presentano spesso qualche forma d’inadeguatezza nella percezione e nella gestione delle principali emozioni: chi agisce di prepotenza tende a considerare l’utilizzo della forza e della violenza le modalità privilegiate per la gestione dei conflitti sociali e, spesso, non è in grado di vivere pienamente e in modo adeguato le emozioni positive ed il contatto emotivo.

 Quali sono, dunque, i confini del bullismo?

R.“L’intenzionalità, la persistenza, l’asimmetria e le modalità d’azione” sembrano essere gli elementi che, più di altri, delineano i confini del bullismo.

Analizziamo il significato di questi elementi:

– l’intenzionalità: ovvero il “bullo” mette in atto intenzionalmente dei comportamenti aggressivi con lo scopo di offendere l’altro e di arrecargli danno o disagio;

– La persistenza: anche se un singolo episodio possa essere considerato una forma di bullismo, l’interazione bullo-vittima è caratterizzata dal ripetersi e persistere di comportamenti di prepotenza nel tempo.

-L’asimmetria: tale interazione (bullo/vittima), si fonda sul disequilibrio e sulla disuguaglianza di forza tra chi agisce e chi subisce, il quale, spesso, non è in grado di difendersi.

– La modalità d’azione (costituita da attacchi fisici o verbali): può essere diretta, indiretta o psicologica se caratterizzata rispettivamente dall’ emarginazione, dall’esclusione e dalla maldicenza.

Dottoressa: possiamo descrivere un modello di bullo?

Certamente: In base al modello classico descritto da Olweus(1993), il bullo sarebbe spesso un maschio, piu’ forte dei suoi pari, fisicamente o psicologicamente, con un forte bisogno di mostrare potere e un forte bisogno”di dominare gli altri”, favorevole all’uso della violenza nella gestione dei conflitti e con poca o nulla sensibilita’ morale verso la vittima, anche perche’ se dotato di competenze sociali, le userebbe sostanzialmente a proprio vantaggio . Potremmo analizzare questo profilo anche alla luce del concetto di Orientamento alla Dominanza Sociale (SDO). Nel modello proposto da Sidanius e Pratto (1999), l’SDO e’ definita come una caratteristica e un sistema di motivazioni in base a cui individui, caratterizzati da elevati livelli di SDO valorizzano e legittimano maggiormente le relazioni gerarchiche. In questa prospettiva, i bulli avrebbero un’elevata tendenza alla dominanza, volta a giustificare la discriminazione e la sottomissione dei piu’ deboli.

Caravita e Di Blasio (2008) sottolineano che i bulli hanno una caratteristica della personalita’, (machiavellismo) che induce a manipolare gli altri per il proprio tornaconto e a infrangere le norme sociali.

Infine, dalle indagini condotte da D. Goleman (1999) emerge che gli scambi relazionali dei bulli sono caratterizzati da deficit della cosiddetta “intelligenza emotiva” e, in particolare, essi, risentono negativamente di bassi livelli nello sviluppo dell’empatia.

 Quali strategie per affrontare il problema?

Per gli psicologi il bullismo non è diventato solo un fenomeno da studiare e ricercare nel mondo sociale, ma una vera e propria emergenza sociale da contrastare con tutti i mezzi disponibili nel campo delle scienze psicologiche. “Il bullo deve imparare da zero i rudimenti di una grammatica del vivere civile di cui non riconosce il codice”

La maggior parte degli interventi contro il bullismo si connotano in un approccio globale “ECOSISTEMICO” che integra al suo interno diversi livelli di intervento, dalla scuola fino ai singoli individui coinvolti nel fenomeno, passando attraverso la classe ed il gruppo.

Cosa fare, principi base: avere consapevolezza del problema; assumersi un impegno chiaro e deciso; creare un nucleo compatto di intervento; avere disponibilita’ di tempo sufficiente; applicarsi con volonta’, creando un programma flessibile; assicurarsi l’appoggio e la collaborazione di genitori, personale interno (docenti e non) ed eventualmente professionisti esterni.

Gli obiettivi da raggiungere coinvolgono gli adulti che devono: favorire il dialogo; prestare attenzione al vissuto emotivo del ragazzo; eliminare forme di disimpegno morale (moral disengagement); rendere evidente e far condividere una scala di valori, aiutare a riflettere sui valori presenti nella realta’; evitare di sostenere degli stereotipi; lavorare sull’ambiente.

 Avvoc. Zacco, in merito al fenomeno del bullismo quale è stato il suo contributo all’argomento discusso nel convegno

Dopo aver brevemente descritto i principali Istituti di Diritto Processuale Penale Minorile, destinati ai minorenni autori di reati, ho analizzato la disciplina del bullismo e del cyberbullismo, alla luce dell’approvazione della recente legge n. 71 del maggio 2017, delineandone i caratteri fondamentali; inoltre, ho analizzato le innumerevoli violazioni di carattere penale, civile e costituzionale conseguenti al fenomeno del bullismo.

Ad ulteriore approfondimento si è messo in evidenza l’eventuale responsabilita’ penale e civile degli insegnanti, della scuola e dei genitori riguardo alla mancata prevenzione del fenomeno.

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